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28.06.2022 - Per i tifosi

Resoconto sull’educazione di mio padre Mirko Pogačar

Condividiamo ricordi fantastici, indimenticabili e giocosi

La mia famiglia è il mio tesoro. Senza di loro non sarei quello che sono. Sarò loro grato per il resto della mia vita. Sono con me ovunque, anche quando non sono fisicamente presenti. Non c’è niente di meglio che vederli sul ciglio della strada durante le gare, che fanno il tifo per me. Mi considero un uomo di famiglia, anche se sono andato via di casa all’età di 19 anni. Qui di seguito è riportato il resoconto di mio padre su come è stato crescere nella nostra casa. Lasciatemi dire che non c’è stato solo duro lavoro. Abbiamo anche vissuto molte esperienze belle, memorabili e divertenti.

Vivo in campagna. Ci ho sempre vissuto e non me ne vergogno. Abbiamo un orto dove coltiviamo parecchi ortaggi per il nostro fabbisogno, naturalmente in modo biologico, senza pesticidi e prodotti chimici. Solo sole, acqua e compost fatto in casa.

Non mi piacciono il cemento, gli alti grattacieli, i viali lastricati, le facciate scintillanti, il traffico nell’ora di punta, l’odore dei gas di scarico, la folla, i buffet e i ristoranti costosi… Amo il verde, il rumore del ruscello vicino casa, il bosco vicino, le montagne lontane, le rocce, il cielo, le stelle…

Bisogna amare anche l’erba, un fiume, un albero o una pietra… Così scriveva il poeta sloveno Ivan Minatti, uno dei migliori lirici sloveni, poeta dei sentimenti del cuore e del silenzio.

Amare le piccole cose che ci circondano, noi che abbiamo il privilegio di vivere in campagna. Anche se, prima delle elezioni, ho sentito una signora borghese dire alle telecamere che la gente di campagna vota per determinati partiti perché è meno sofisticata.

Questo genere di affermazioni spesso confermano una certa ignoranza. Le persone sono diverse, buone e cattive, intelligenti e stupide, istruite e non istruite… in campagna come in città. Essere aperti non significa essere moderni e sostenere tutto ciò che è diverso, nuovo o talvolta persino perverso.

Siamo ciò che facciamo, ancora e ancora

Sono cresciuto in una fattoria dove c’era sempre molto da fare. Non ho mai avuto la possibilità di andare a prendere un caffè con gli amici durante il giorno o di girare per i centri commerciali. Solo la sera, quando il lavoro da fare nei campi e in stalla era terminato, avevo la possibilità di leggere, studiare, ascoltare musica o uscire. Se non c’era scuola, e in seguito nemmeno un lavoro, si lavorava in fattoria. Ancora e ancora. Avevamo delle responsabilità e questo ci ha reso più forti, anche se spesso è stato difficile. Soprattutto, abbiamo sviluppato l’abitudine al lavoro.

Avevamo anche noi i nostri piccoli piaceri, nonostante il lavoro. Leggere o anche scrivere qualcosa la sera, parlare di musica con i nostri amici a scuola, scoprire Dylan, i Doors e B.B. alle superiori. Il punk era il più adatto a noi, perché ci aiutava a rilassarci e a calmare le nostre anime ribelli.

Mi piaceva molto leggere sia i classici della letturatura mondiale che i testi meno conosciuti. Ho amato Dostoevskij, Steinbeck, Kafka, Bulgakov… Mi piacevano i film di Sergio Leone, Luis Buñuel, Pedro Almodóvar, Federico Fellini… e la musica di grandi compositori di colonne sonore come Ennio Morricone, Alberto Iglesias Fernández-Berridi, Ry Cooder. In questo modo, abbiamo ampliato i nostri orizzonti e il nostro spirito.

Ho una moglie a cui ho giurato fedeltà fino alla tomba, e continuo ad amarla. Il mio percorso di vita può essere antiquato per molti, ma a me piace ancora trascorrere le giornate con mia moglie, parlando, gioendo, soffrendo, giocando, incoraggiando, apprezzando, sentendo, rispettando, amando e coccolando. Insieme abbiamo quattro figli meravigliosi, anche se questi tempi non sempre sono stati clementi con l’educazione della famiglia. Non potrei immaginare che oggi qualcuno di loro non sia qui con noi. Siamo una famiglia nel vero senso della parola.

I tempi possono non essere clementi con le famiglie di oggi, ma i figli cambiano la nostra vita e le danno un nuovo significato. L’imminente catastrofe ecologica, il costo della povertà e le guerre sono comode scuse per molte coppie per non avere figli. Non sanno nemmeno cosa si perdono. Un chihuahua o qualsiasi altro animale a quattro zampe non può sostituire un bambino.

Li abbiamo cresciuti un po’ più “alla vecchia maniera”, perché non abbiamo acquisito la conoscenza della genitorialità permissiva, o non abbiamo voluto farlo. I nostri figli salutano ancora i passanti per strada, rispettano e aiutano gli anziani. Gli diamo ancora diversi compiti da svolgere, come portare fuori la spazzatura, lavare e riporre i piatti, pulire il bagno, tagliare l’erba intorno a casa… A volte rimpiangevo persino di non avere una fattoria con più lavoro da fare. È un po’ dura come cosa.

Abbiamo insegnato loro ad ascoltare gli anziani, a non interferire nelle loro conversazioni e a non interromperli. Dovrebbero seguire le lezioni e rendersi conto che anche gli insegnanti sono persone con i loro problemi quotidiani. Non dovrebbero chiamare i genitori a scuola perché non gli piace qualcosa del sistema educativo. Dovrebbero assumersi la responsabilità delle proprie azioni.

Abbiamo insegnato loro a essere gentili, felici, sorridenti. A proteggere la natura, a raccogliere i loro rifiuti (e quelli altrui) e a finire le cose una volta iniziate. Devono amarsi, non devono arrendersi, perché la vita non è mai terribile come potrebbe sembrare in alcuni momenti. E non devono prendere in giro le altre persone, perché ognuno di noi è diverso.

Hanno trascorso molto tempo all’aperto, in giardino e nei boschi, sotto il sole, il vento o la pioggia, giocando con i loro coetanei e tornando a casa sudati, bagnati, infangati, accaldati e felici. È così che hanno iniziato lentamente a conoscere questo sport. Spesso, per mancanza di denaro, andavamo in montagna o in collina, cosa che dava loro sui nervi: “Oh, di nuovo le colline!”. Ogni volta che andavamo, raggiungevamo la nostra meta. Ed era sempre bellissimo.

Essere positivi, pazienti e perseveranti è un desiderio che si avvera

Durante la scuola primaria erano iscritti a vari club di loro scelta, ma a volte cambiavano dopo poche settimane. Eravamo entrambi contrari. “Sceglietene uno fino alla fine dell’anno, poi potrete cambiare”.

E lo fecero. Hanno giocato a calcio, a basket, hanno fatto orienteering, scouting, ciclismo, balletto, musica… insomma, di tutto e di più. Alcune attività le hanno fatte per una sola stagione, altre per varie stagioni. E uno di loro ne svolge tuttora una: il ciclismo.

Gli smartphone sono arrivati in ritardo perché pensiamo che facciano più male che bene alla crescita di un bambino. Per molti questo modo di pensare è superato, risale al Medioevo, o almeno all’epoca del Dekle Ančke di Finžgar, del Grivarjevi otroci di Bevko, o del Samorastniki di Prežihov Voranc. Il computer è ormai una necessità per il sistema scolastico, ma il suo uso deve essere limitato.

A volte è molto difficile per i genitori attenersi ai propri principi, ma se aiutiamo i bambini con gli ostacoli più piccoli fin dall’inizio, come potranno superare quelli più difficili e più grandi quando noi non ci saremo? Nella vita dobbiamo lottare sempre, e lo sport ci aiuta sicuramente a farlo. Il motto che Tadej ha fatto suo, “Non mollare mai e non arrenderti mai!”, la dice lunga anche sull’educazione”.

Podpis Tadej Pogačar

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